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Adolescenza: istruzioni per l'uso

Articolo a cura del Dott. Goro Mirco

Cari genitori, ebbene sì, è arrivato quel fatidico momento di rabbia, disperazione, gioia, fatica, ansie, soddisfazioni, turbinii emotivi, e chi più ne ha più ne metta, che è l’Adolescenza.

Adolescenza, ovvero crescere etimologicamente parlando, una tappa fondamentale per lo sviluppo della propria Identità che paradossalmente passa attraverso la ricerca della separazione, dell’indipendenza, dell’allontanamento (quantomeno psicologico, anche se non lo è mai davvero) dalla famiglia e dell’affiliazione sociale, del riconoscimento tra pari, che tanto preoccupano genitori e non. Erikson, un noto psicoanalista che tra i primi si è occupato di adolescenza, lo definisce: uno stadio dove la formazione dell’identità è un processo adolescenziale ben diverso dai processi di introiezione e di identificazione che avvengono nell’età infantile, in accordo con i propri interessi, talenti e valori.

Ma se il bisogno di trovare una propria identità, diventa ricerca esasperata di molteplici modelli in cui identificarsi, spesso discordanti, l’adolescente rischia di cadere in una cosiddetta “confusione di ruoli” che consiste nel passare da un identificazione ad un’altra , provando ruoli sociali diversi in una sorta “di turismo psicologico dell’Io” pago di se stesso, o generatore di ansie profonde, senza mai riuscire a costruire una sintesi originale del materiale disponibile. In altre parole, la formazione dell’identità per l’adolescente non consiste soltanto nell’incorporare un Io sicuro, evoluto come individuo autonomo, capace di iniziare e completare compiti soddisfacenti modellati da altri significativi, ma richiede anche che il soggetto trascenda tali identificazioni per produrre un Io sensibile ai propri bisogni e talenti, che lo renda capace di occupare un proprio spazio nel contesto sociale circostante. Tralasciando un linguaggio classico che poco si addice ai recenti sviluppi di ricerca, ciò che è importante sottolineare nell’opera eriksoniana è quanto sia importante per l’individuo uno sviluppo equilibrato in questa fase e quanto siano importanti tutte le fasi di vita nello sviluppo psichico dell’essere umano.

Inoltre, l’adolescente, si trova a dover vivere i propri stati interni non più in un ambiente familiare, ma piuttosto in una collettività che, spesso coercitivamente, impone una crescita difforme e non sempre evolutiva. L’attaccamento come pattern motivazionale può diventare uno strumento per esprimere all’esterno un disagio, legato a stati emozionali che non trovano una loro risoluzione. I pari diventano strumento attraverso il quale misurare le proprie motivazioni.

Cosa possono fare i genitori...

continuare a monitorare, come sempre, i propri figli all’interno di un pensiero educativo coerente tenendo bene a mente che i tentativi di separazione dell’adolescente sono tentativi di individuazione e di costruzione di una propria identità. Sono passaggi evolutivi fondamentali e non provocatori motivi di insensata ribellione.

Ciò non deve assolutamente tramutarsi in un permissivismo lassivo, al contrario, è fondamentale, più che mai una, presenza empatica attiva dei genitori, un pensiero costante ed interessato verso le attività e la creatività dei figli nel rispetto di questo tentativo costruzione che si sta avviando. Ciò potrà permettere, all’adolescente, di continuare ad esplorare sapendo di avere una base sicura su cui fare affidamento, ed al genitore, di avere fiducia e meno tensione nella gestione di questa fase delicata. Ciò potrà gettare le basi per una riduzione di quelli che vengono definiti externalizing problems quali, l’abuso di sostanze, comportamenti a rischio, cutting, sesso non potretto, etc., spesso tipici in un adolescente, solo, non compreso, non riconosciuto.

Bibliografia:

Identity and the Life Cicle, Erik H. Erikson, 1959

Adolescenza e Psicopatologia, a cura di M. Ammaniti, A. Novelletto, 2005


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